di Apollonia Rinaldi

In questi giorni le pagine di cronaca dei quotidiani sono piene di episodi, a volte anche violenti, che descrivono da un lato rapporti tra famiglie e scuola sempre più difficili e conflittuali e dall’altro il venir meno del principio  dell’autorità, per cui gli adulti non sono più credibili e fanno fatica a far rispettare un qualsivoglia sistema di regole

Di questo si è parlato giorni fa anche a Manfredonia in un seminario promosso dalle associazioni “Babalaba – Mamme in circolo” e ARIAC ,  sul  rapporto tra la scuola e la famiglia, dal titolo:  Le  regole del gioco.

BABALABA – Mamme in circolo è un’associazione di Promozione Sociale nata dall’idea di un gruppo spontaneo di mamme, che, tra gli altri, lo scopo di  promuovere e sviluppare la socialità tra famiglie con bambini attraverso l’organizzazione di attività ludico-educative; promuovere iniziative culturali, ricreative, educative e sociali  a sostegno del mondo dell’infanzia, dell’adolescenza, dell’età adulta e della genitorialità.

L’ A.R.I.A.C. , invece, è un’associazione di insegnanti, con la “visione-obiettivo” di costruire “una comunità che apprende” negli ambienti educativi e di formazione nei quali opera. Nella pratica, il gruppo di insegnanti diviene esso stesso comunità di apprendimento nella quale condividono idee, valori, progetti, che nascono dalle visioni individuali per poi costruire insieme una visione condivisa. La metodologia di lavoro privilegiata è il Cooperative Learning (detto anche apprendimento cooperativo).

Da una recente indagine dell’INVALSI (ente che si occupa degli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico) è emerso che i rapporti tra famiglie e scuola sono in una fase di continuo deterioramento.

Nello specifico, il report 2016-2017, basato su un questionario che l’INVALSI somministra annualmente agli insegnanti, ha delineato una situazione a dir poco preoccupante. Nel mentre si continua a registrare una buona relazione tra studenti e insegnanti (che viene definita pessima soltanto dal 5% degli insegnanti di 5^ elementare, dal  12% di quelli di terza media e dal 27% di quelli di 2^ superiore), si registra un peggioramento rispetto agli scorsi anni nei  rapporti tra insegnanti e genitori:  in 5^ elementare il 19% ha ammesso che tale relazione è pessima: in 3^ media il 25% e in 2^ superiore ben il 40% ha ammesso di avere grandi difficoltà a gestire il rapporto con le famiglie.

Ci si è quindi chiesto cosa ha determinato un tale cambiamento, cosa non funziona più, perché si è incrinato il patto educativo tra scuola e famiglie? Bisogna evidentemente rimettere in discussione le regole del gioco.

Nel corso del seminario,  i genitori (in realtà c’erano solo mamme) e le insegnanti (c’era un solo uomo) hanno individuato nuovi possibili percorsi per rinsaldare il rapporto tra scuola e famiglia, basato su nuove regole o meglio sulla riscoperta e la necessità di riaffermare alcune regole non più rispettate. Il punto di partenza è stato il nodo dell’autorità, poiché non vi è più il riconoscimento del senso dell’autorità nella relazione pedagogica ed in quella educativo-familiare.

La costruzione del confronto è avvenuta attraverso un’attività in apprendimento cooperativo: dopo aver ascoltato alcune storie emblematiche di esperienza vissuta che riguardavano episodi in cui si metteva in discussione l’autorità,  raccontate da alcune insegnanti e mamme presenti,  in piccoli gruppi i partecipanti si sono confrontati, hanno espresso le proprie opinioni e poi hanno cercato una sintesi successivamente discussa nell’assemblea plenaria.

Le mamme, dopo aver sottolineato il rischio di alcune derive come quella del discussionismo (ben descritto da Daniele Novara nel libro, La scuola dei genitori. Come aiutare i figli a diventare grandi, con la tendenza, da parte dei genitori, a non spiegare adeguatamente una regola e sostituirla con un discussionismo esagerato), hanno messo in evidenza la necessità di verificare la comprensione della regola e soprattutto il bisogno di condividerla con i figli, specie nel periodo dell’adolescenza. In altri termini,  le regole vanno contrattate: solo così si può pretenderne il rispetto.

A tal riguardo,  la filosofa Luisa Muraro sostiene che l’autorità si guadagna nell’atto della contrattazione: occorre condividere le regole, costruirle insieme e laddove le posizioni sono distanti si deve contrattare per giungere ad una mediazione.

Su questo le insegnanti hanno rilevato , tra le tante, una difficoltà pregnante: quella di riuscire a “mantenere la posizione”, perché quando si chiede il rispetto della regola occorre essere coerenti e mantenere ferma la posizione, perché “bisogna essere testimoni credibili per essere creduti”. Nel gioco delle regole la coerenza da parte degli adulti è fondamentale: solo la testimonianza le rende vere, autentiche, riconoscibili.

Più che mettere in evidenza le responsabilità o stabilire a quale delle parti avverse attribuire le colpe maggiori, bisogna individuare nuove strategie per rinsaldare questo rapporto e ricostruire il dialogo.

A questo proposito sono interessanti alcune esperienze in atto come quella del Liceo Scientifico Fermi di Bologna, dove i genitori più grandi, quelli che hanno i figli nelle ultime classi, accompagnano i genitori degli alunni di prima, una sorta di tutoraggio per cercare di aiutarli a orientarsi e a risolvere i problemi che inevitabilmente si presentano nella nuova scuola. “Affrontare i problemi prima che degenerino e con spirito di solidarietà”: è questo l’intento della proposta, come sottolinea il dirigente di quel liceo.

Occorre dunque un dialogo dunque che rinsaldi l’alleanza perduta tra scuola e famiglia e renda gli adulti testimoni credibili agli occhi dei ragazzi.

Un ultimo aspetto, non meno importante, riguarda la dimensione più ampia nella quale si colloca la riflessione sulle regole del gioco, che è quella politica: la collaborazione va definita e gestita in termini di cooperazione tra tutte le agenzie educative, tra enti ed istituzioni con il fine di definire, qualificare e razionalizzare i servizi e gli interventi in ambito scolastico ed educativo. Occorre realizzare spazi di ascolto in cui siano disponibili operatori con diverse professionalità, luoghi di scambio di esperienze tra adulti e famiglie, di sostegno alle competenze genitoriali e di  luoghi di promozione che agevolano le relazioni tra famiglie, associazionismo ed istituzioni.

Molto interessante è stata la sintesi finale emersa dalla riflessione proposta dai gruppi di lavoro, secondo cui: “Le regole sono necessarie e le nuove regole si costruiscono nella condivisione, nel dialogo e nell’ascolto autentici. Sono investite di senso e autorevolezza con la coerenza dei comportamenti. Rispondono al bisogno profondo di “direzione” e “protezione” o “garanzia” di chi le sfida, apparentemente ci si ribella. Accolgono l’opposizione, non generano frustrazione, ma offrono una prospettiva positiva. Non evitano il conflitto e si rimettono in gioco per essere più accoglienti. Non lasciano in solitudine, rendono libere e liberi di essere se stesse, se stessi.”

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