Ritorno mal volentieri sulla vicenda del Titanic e delle luminarie natalizie ma dopo quanto accaduto nei giorni scorsi ritengo sia opportuno fare qualche ulteriore considerazione.
A Torino, dove l’iniziativa è nata nel 1998 ed ebbe subito un grande successo, le chiamano “Luci d’artista”, perché sin dalla prima edizione il Comune invitò 15 protagonisti dell’arte contemporanea per realizzare le luminarie natalizie. Nel 2006 l’iniziativa è stata adottata sempre con lo stesso nome dal Comune di Salerno, ormai alla XVI edizione, ed ha avuto anche lì un successo immediato, che cresce di anno in anno, con un numero di presenze impressionanti e una ricaduta economica straordinaria per alberghi, ristoranti, bar e negozi (con un investimento che pare sia arrivato a superare anche i due milioni di euro, elettricità esclusa). Dal 2016 è stata la volta del Comune di Pescara (con il coinvolgimento dal 2018 anche della vicina Chieti). Tra queste città c’è ormai una sorta di gemellaggio e di scambio reciproco di opere realizzate di anno in anno, richieste e inviate anche in altre città europee dove l’iniziativa si è diffusa.
Anche in Puglia l’iniziativa ha fatto breccia e da diversi anni si è diffusa in tanti paesi e città.
 
Personalmente sono affascinato da quello che riescono a fare a Ruvo di Puglia, dove dal 2015, sempre ad iniziativa del Comune e con l’aiuto di bravi direttori artistici, le luci vengono create in laboratori urbani con il coinvolgimento dell’intera città. Anche quest’anno, dall’inizio di novembre sono stati avviati numerosi laboratori per condividere con associazioni, scuole e singoli volontari il percorso di realizzazione delle opere luminose (dalla falegnameria, alla scrittura creativa, dalla stampa 3D, alla decorazione artistica), con la finalità di apprendere e adottare nuovi linguaggi e nuove pratiche per dare originalità e identità comunitaria alle illuminazione natalizie. Un’identità che associano anche alla creazione e comunque alla scelta della musica da diffondere con le luci. Ed infatti l’iniziativa l’hanno chiamata “Luci e suoni d’artista” (Ruvo di Puglia è anche la patria di un festival musicale di successo, Talos Festival, che ha molto a che fare anche con la nostra tradizione musicale bandistica, che loro hanno avuto la capacità di innovare, ridandole nuovo slancio e vigore).
A Manfredonia fino allo scorso anno (tranne la pausa commissariamento-COVID) era il Comune a provvedere all’allestimento delle tradizionali luminarie, sostenendone l’intero costo. Non sono mai mancate iniziative meritevoli di singoli commercianti, che si limitavano però a vestire a festa la parte esterna dei loro locali con luci e addobbi natalizi, alcuni, ancora oggi, di grande pregio ed effetto.
 
Nel 2021 abbiamo tutti salutato con favore e sincera gratitudine l’iniziativa di un’’associazione di commercianti che si è fatta promotrice di una straordinaria raccolta di fondi, grazie ai quali sono state addobbate a festa non solo Corso Manfredi ma anche altre zone della città, a partire dalla Villa comunale e dal fossato del castello (quest’ultimo dedicato ai bambini e accessibile a pagamento con un minimo costo).
Anche qui l’iniziativa ha avuto un immediato successo, attirando numerosi visitatori anche da altre città della provincia e non solo. Bello anche il nome dato all’iniziativa, “Luci del Golfo”, che però quest’anno rischia di essere ribattezzato in “Luci del Goffo”, perché la goffaggine, con i suoi tipici inciampi, è ciò che ha finora denotato l’intera iniziativa, soprattutto per il comportamento del Comune.
Perdurando la situazione deficitaria delle casse comunali, ci auguravamo tutti che l’iniziativa dei commercianti venisse riproposta anche quest’anno, visto anche il vantaggio per loro di avere come Sindaco l’imprenditore che lo scorso anno, quand’era candidato, pare sia stato quello che abbia dato il maggiore contributo economico all’iniziativa, rivendicandone apertamente il merito.
Ci si aspettava pertanto che l’Amministrazione comunale, contando sempre sul generoso contributo economico e sullo spirito di iniziativa dei commercianti, più che dare un patrocinio facesse propria l’iniziativa, adottando le decisione che competono al Comune, anche in ordine alle collocazioni delle luminarie, e, soprattutto, si facesse direttamente carico di tutte le autorizzazioni e i pareri necessari per il loro allestimento e funzionamento.
Passi la mancata richiesta di autorizzazione alla Soprintendenza per il Titanic nel fossato del castello e l’ordine di rimuoverlo (a fronte del quale non poteva che risultare puerile la giustificazione che lo scorso anno non sarebbe stata chiesta, come se si possa ripassare con il semaforo rosso solo perché lo si è fatto impunemente la volta precedente).
Ma l’ordine di sgombero dal Piazzale Maestri d’Ascia porta la firma del dirigente comunale all’Urbanistica, che ha sollevato anche la mancanza di atti di assenso da parte di altri uffici comunali oltre che la mancanza di autorizzazione della competente l’Autorità di Sistema Portuale. E non perché questa autorizzazione è stata negata ma perché non è stata affatto chiesta.
Evidentemente qualcuno aveva detto ai commercianti che potevano smontarlo dal fossato del castello, collocarlo direttamente sul piazzale in riva al mare e allacciarsi alla rete pubblica per l’illuminazione perché al resto avrebbe pensato per tempo l’Amministrazione comunale.
Già per il carnevale estivo e per la festa patronale l’Amministrazione comunale aveva dato pessima prova nella gestione logistica delle iniziative e nel compito di improntare il rapporto con l’Associazione “Io sono Partita IVA” ai necessari canoni di trasparenza e di rispetto dei ruoli. Hanno pagato il prezzo dell’inesperienza, si è detto, e quindi vanno giustificati.
Evidentemente, visto quello che è appena accaduto per le luminarie, a dir poco imbarazzante, non è bastato un anno di tempo per capire che per realizzare il bene comune c’è bisogno che ognuno faccia bene la propria parte, e che la sappia fare nel rispetto del ruolo, delle prerogative e delle responsabilità che gli competono, e poi che si cooperi per tempo e in piena trasparenza e legalità con gli altri soggetti coinvolti, pubblici e privati, per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Non è giusto dare la colpa, come ha fatto il Sindaco ieri in un’intervista (se di intervista si può parlare in mancanza di vere domande), a chi non vuole bene o non vuole il bene della città.
Se così fosse, dovrebbe trarne a suo carico le conclusioni, visto che in questo caso la colpa è solo dell’Amministrazione comunale e di chi la guida e la rappresenta, e non di altri.
A differenza del Sindaco, io però credo che lui voglia il bene della città e che sia sinceramente motivato a fare del proprio meglio. Penso però che l’Amministrazione abbia mostrato anche in questo caso un grado inaccettabile di superficialità e di pressappochismo, a tutto danno della città e soprattutto dei tanti commercianti che, in un momento di crisi così difficile, hanno contribuito economicamente con le loro tasche per allietare la città con le “Luci del Golfo” e per inondarla di turisti.
Ed allora, non occorrono le competenze pur necessarie per gestire un Comune per capire che quando si sbaglia, e in questo caso l’Amministrazione comunale ha sbagliato di grosso, occorre assumersi in prima persona tutt’intera la responsabilità, chiedere scusa ai cittadini e risolvere il problema. Volendo, anche in questo caso si può fare bene e meglio. Anzi, si deve fare bene e meglio, con il sincero e leale concorso di tutti.
Foto di Bruno Mondelli
Gaetano Prencipe
*dal “Diario minimo di un consigliere comunale”.

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