Sopravvivrà l’amministrazione comunale alla crisi politico-amministrativa in atto? Forza Italia, con i suoi sette consiglieri comunali, almeno sulla carta, toglierà la fiducia a Rotice, reo di aver “tradito”, come dicono, l’accordo politico posto alla base della sua elezione a sindaco? La vicenda ENGIE, con i suoi pesanti risvolti amministrativi e, molto probabilmente, anche giudiziari, che peso avrà sui mesi a venire? E come si comporterà l’opposizione in questo sfacelo: farà di tutto per accelerarne la fine o tenderà una mano a chi sta sprofondando nelle sabbie mobili?
Sono le domande più ricorrenti che sento ripetere in questi giorni in città.
Ci vorrebbe l’intelligenza degli elettricisti, direbbe Paolo Conte, per far luce su quello che sta accadendo nelle stanze tristi del potere locale, che pure ne ha viste tante di situazioni critiche, ma mai come quelle cui stiamo assistendo in questi giorni. Sì, c’è qualcosa di inedito nelle pagine che si stanno scrivendo. Qualcosa di nuovo, direbbe il poeta, anzi di antico.
Nuova non è certo l’influenza che esercita il potere economico su quello politico o il ruolo di chi, senza mai esporsi più di tanto, influisce sulle decisioni amministrative per ragioni di interessi particolari e a discapito di quelli generali, arrivando anche ad incidere su equilibri politici di per sé precari.
Del resto, è questo il succo della vera e propria denuncia fatta dall’ormai ex assessore Salvemini in un’affollata conferenza stampa all’auditorium di Palazzo Celestini e mandata in diretta sul canale You Tube: l’esito (inglorioso, pasticciato e illegale) della proposta di delibera ENGIE, giunta per la seconda volta in Consiglio comunale lo scorso 23 gennaio, sarebbe il frutto di indebite pressioni esercitate da un imprenditore, che hanno messo in crisi gli uffici e la stessa amministrazione.
La partita è grossa: un appalto di quasi quaranta milioni di euro , che impegnerebbe il Comune per 20 anni. E quando la partita è grossa, lo avevamo già visto con la vicenda Gestione Tributi Spa nella scorsa consigliatura, la vita politico-amministrativa va in tilt e i sindaci rischiano di saltare.
Se poi questo accade in un’amministrazione che difetta di esperienza e di competenze, il risultato è tragicomico.
Come opposizione lo abbiamo già raccontato rendendo pubblico un esposto inviato al Prefetto, in cui abbiamo denunciato quello che stava accadendo e il perché di una delibera che avrebbero dovuto ritirare e che invece hanno loro stessi bocciato, salvo poi vederla pubblicata sull’Albo Pretorio con un dispositivo del tutto diverso da quello deciso in Consiglio (da qui l’illegalità).
E, ben prima che lo dicesse Salvemini, nelle scorse settimane avevamo reiterato al Prefetto (e questa volta anche all’Ispettorato Provinciale del Lavoro) un esposto che già avevamo inviato al suo predecessore due mesi dopo l’insediamento di questa amministrazione, nel quale abbiamo denunciato che il (delicato e potente) ruolo di Capo di Gabinetto del Sindaco è svolto da un suo consulente privato che non ha alcun rapporto contrattuale con il Comune. Abbiamo detto già allora che, senza un incarico nelle forme e con le garanzie previste dalla legge, non avrebbe potuto svolgere quel ruolo: ed invece partecipa alle Giunte, accede ai fascicoli amministrativi, esercita un ruolo gerarchico sugli uffici (fino ad occupare platealmente il posto del direttore d’orchestra nell’emiciclo della sala consiliare durante lo svolgimento dei Consigli, giusto per farlo capire a tutti). Allora ci fu detto che stavamo rosicando perché avevamo perso le elezioni e che i problemi della città sono ben altri. Oggi fa più clamore perché a dirlo è l’ex assessore Salvemini, aggiungendo di suo che Pecorella di fatto è il vero sindaco, o comunque che si comporta come tale, dando disposizioni a funzionari e amministratori e stando tutti i giorni, da mattina a sera in Comune, mentre il Sindaco ha altro da fare. E se nella conferenza stampa queste esternazioni sul Capo di Gabinetto hanno riscosso un applauso scrosciante del pubblico vuol dire che non è il solo a pensarlo e che la misura era già colma.
Insomma, dopo il primo anno di questa infausta esperienza amministrativa, ce n’era già abbastanza per tirare le somme (o le cuoia, avrebbe detto Andreotti) su questa allegra brigata, oggi alle prese in prima linea con l’organizzazione del Carnevale, quando gli è caduta tra capo e collo la tegola delle elezioni del Presidente della Provincia, che ha visto la vittoria del candidato dell’area progressista Nobiletti, Sindaco di Veste.
E qui, va detto, Rotice ha fatto di tutto per prendersi la responsabilità se non il merito della sconfitta del candidato di Forza Italia e Fratelli d’Italia: prima si è autocandidato e poi, indispettito per il mancato sostegno , ha apertamente sostenuto il candidato della Lega Nord, alternativo a quello degli altri due partiti, sapendo che i voti dei consiglieri di Manfredonia potevano risultare determinanti per la sconfitta del Presidente uscente. E così è stato.
L’ On.le Gatta di Forza Italia, che fino a qualche giorno fa faceva coppia fissa con il Sindaco in tutte le comparsate, oggi è costretto a prendere le distanze. Glielo chiedono le segreterie provinciale, regionale e nazionale. Lo sgarbo va fatto pagare. Per loro il Sindaco è politicamente inaffidabile. In realtà il deputato miagola ma non morde. Dice di temere che se staccasse la spina il Sindaco potrebbe ripagarlo con un cambio di maggioranza. Ma è un’ipotesi credibile? Credo proprio di no. Piuttosto, è il pretesto per chiedere più spazi e più poltrone: in questi giorni bisognerà occupare anche quelle del rinato Consiglio di Amministrazione dell’ASE. L’occasione è troppo ghiotta per rinunciarvi.
Da par suo, il Sindaco si è d’un tratto immolato alla causa Energas e giustifica tutto il suo operato con la necessità di andare con chiunque ci possa aiutare a scongiurare questa sciagura. Una motivazione nobile (e per certi versi comprensibile), con cui però non riesce a coprire scelte sbagliate, ambizioni mal poste, gravi insufficienze ed inefficienze, assenza di programmazione, ritardi irrecuperabili ed errori imperdonabili.
Insomma, quanto basta per pensarci su seriamente e valutare se andando avanti così non si producano più danni che benefici. Una decisione va presa, e in fretta. Per il bene della città.
Gaetano Prencipe
*dal “Diario minimo di un consigliere comunale”.
 
 

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