Nei giorni scorsi, dopo la tangibile confusione emersa nel penultimo consiglio comunale, un comunicato stampa della segreteria del sindaco ha reso noti i nomi dei 13 consiglieri della maggioranza, che dovrebbero garantire al governo cittadino la sua piena operatività.

Essendo variata, a più riprese, la fisionomia della maggioranza consiliare (dal quale computo escludiamo, ora e in seguito, il primo cittadino), è il caso analizzare i cambiamenti avvenuti nel corso di questi oltre due anni di attività, cercando di cogliere novità e costanti di questa amministrazione.

Nell’attuale maggioranza (ricordando come questa la si raggiunga proprio ottenendo 13 voti su 24), oltre al Partito Democratico (D. D’Ambrosio; G. Ognissanti; M. Campo; L. Trigiani), figurano Volontà popolare (S. Valentino; M. Totaro) e Manfredonia democratica (A. Della Patria; M. Iacoviello), nati dalle ceneri di Il Bello viene ora, (che contava 4 consiglieri), Iniziativa democratica (con la presenza del solo A. Gelsomino, dopo la fuoriuscita di A. Salvemini) e il Gruppo Misto (con A. De Luca, proveniente dal Movimento E.S.T., F.Tomaiuolo e i fuoriusciti dal PD: L. Palumbo e A. Prencipe).

Tale composizione fa emergere essenzialmente due dati: il ruolo centrale delle liste civiche[1]e il correlato indebolimento del P.D. all’interno della compagine di governo.

Infatti,  rispetto all’estate del 2015, la maggioranza è scesa di 5 unità (con la fuoriuscita dei consiglieri del P.D. R. Bisceglia e V.  Balzamo; del consigliere A. Salvemini di Iniziativa Democratica ed attualmente nel Gruppo Misto; della lista Movimento E.S.T. nella persona di M. La Torre e del gruppo di Area Popolare, con l’allontanamento di A. Conoscitore) ed è cresciuto il  peso delle liste civiche (da un 44%, pari a 8 consiglieri su 18, a un 46 %, equivalente a 6 consiglieri su 13).

Questa elevata incidenza delle liste civiche (dovuta inizialmente al successo della lista Il Bello viene ora, seconda nel maggio di due anni fa al solo P.D. in termini di seggi ottenuti) non è di per sé un fattore negativo né tantomeno anomalo nella vita delle democrazie cittadine, essendo in molti casi espressione di un interesse partecipativo non intercettato o volutamente non inquadrabile all’interno delle tradizionali forme partitiche.

Tali liste civiche corrono tuttavia il rischio di esistere fattivamente solo in occasione delle elezioni, e quindi di essere nulla più che dei comitati elettorali, senza una concreta vita politica tra i suoi membri fra una tornata e l’altra. Anziché essere espressione di una maggiore partecipazione cittadina possono rappresentare un’involuzione della stessa, con una dinamica fra elettori ed eletti  rispondente a logiche elettorali più che governative (semplificando brutalmente: ti voto per ottenere qualcosa, un risultato minimo e legato alla mia persona, piuttosto che per un’idea di governo e di città).

Questa relazione, specie in contesti cittadini, non è tuttavia un fenomeno a cui sono esenti partiti o movimenti strutturati.

L’enorme incidenza in consiglio comunale di queste liste si intreccia, come già accennato, con il ridimensionamento del Partito Democratico, che nel giro di due anni ha perso più della metà dei propri consiglieri (da 9 a 4). Tale emorragia nasce sia dall’espulsione (dal circolo cittadino ma non dal gruppo consiliare) dei consiglieri R.Bisceglia e V.Balzamo sia dalla volontaria fuoriuscita dei consiglieri L. .Palumbo e A.Prencipe (insoddisfatti, stando a quanto da loro dichiarato, del rapporto fra il Partito e l’amministrazione cittadina), posizionati momentaneamente nel raggruppamento misto ma con in vista la costituzione di un nuovo gruppo consiliare, quello di Liberi e Uguali. Nonostante questi ultimi due permangano attualmente in maggioranza, l’iniziale possibilità per il P.D. di incidere in maniera determinante sull’azione di governo è venuta meno per ragioni sostanzialmente interne, a tutto vantaggio delle già citate liste civiche, che ora ne chiedono anche il ridimensionamento in giunta.

Non meno interessante si presenta la composizione della compagine consiliare all’opposizione.

Nel corso dei due anni dalle elezioni, l’opposizione è rimasta, pur con alcune differenti visioni d’azione, fondamentalmente compatta: al nucleo primario (Forza Italia; Movimento 5stelle e Manfredonia Nuova) si è aggiunto stabilmente il Movimento E.S.T. (con il solo consigliere Michele La Torre) e, in occasione della recente richiesta di dimissioni del Presidente del Consiglio Comunale A. Prencipe, anche di A. Salvemini,  per un totale di 7/8 unità.

Anche qui il peso delle liste civiche è significativo, avendo fino ad oggi contribuito, specie su un versante mediatico, alla fisionomia dell’intero corpo d’opposizione.

E’ infatti innegabile che, grazie ad un ardito e spesso spregiudicato utilizzo dei social media, tutte le varie opposizioni (in particolar modo i 5stelle e il movimento di I. Magno) siano state in grado di intercettare un malcontento diffuso (cavalcando e finanche esasperando una rabbia non derubricabile al solo essere di alcuni, per “partito preso”, contestatori ed antigovernativi), e di riavvicinare così una parte consistente del corpo cittadino, in passato indifferente o afona, alle istituzioni cittadine, alle sue sorti e al suo operato. 

Tuttavia è altrettanto innegabile come il collante della protesta non sia ad oggi in grado di evolversi in vista di un discorso costruttivo e realmente alternativo. Così come appare  difficile che riescano in questa consiliatura a inglobare in pianta stabile i fuoriusciti sino a questo momento dalla maggioranza (Balzamo; Bisceglia; Salvemini; Conoscitore).

In questo quadro, costantemente in divenire, risulterà determinante la capacità del Sindaco di stabilire solidi rapporti con i singoli consiglieri, specie con i membri del Gruppo Misto e delle varie liste civiche. Una realtà, quest’ultima, che proprio perché soggetta a frequenti scissioni e fratture, è destinata ad assumere un ruolo centrale per le sorti dell’amministrazione. Anzi, quanto maggiore sarà la parcellizzazione dei gruppi consiliari tanto maggiore sarà il loro peso politico nelle mura di Palazzo San Domenico.

Con il risultato che il primo cittadino appare paradossalmente rafforzato dalle recenti difficoltà e variazioni consiliari, potendo costruire attorno alla sua persona, e alla sua giunta, maggioranze a geometria variabile, con l’appoggio ad esempio di quanti vivano da separati in casa nei loro gruppi di appartenenza o facciano parte del raggruppamento misto. Un’omogeneità non più politica ma di circostanza.

In effetti, a ben vedere, nel comunicato dei 13 consiglieri, da cui è partita questa riflessione, non vi è traccia di alcun punto programmatico né di obiettivi minimi da realizzare nel breve/medio tempo. Particolare questo che potrebbe probabilmente facilitare la sostituzione di qualche consigliere comunale recalcitrante con altri pronti ad assumersi questo onere/onore.

Contrariamente a quanto sosteneva qualcuno, speriamo che non si tiri a campare solo per non tirare (politicamente) le cuoia.

Domenico A. Capone

[1]Nell’analisi delle liste civiche si considera anche Iniziativa democratica, che, pur essendo presente in altre realtà cittadine pugliesi, si caratterizza nelle parole del suo fondatore A.Pisicchio come rete civica regionale.

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