Il ruolo del consigliere comunale di opposizione è spesso scomodo, perché è chiamato a vigilare anche su vicende sulle quali si vorrebbe mantenere un atteggiamento più distaccato se non più rilassato. Quando poi si tratta di iniziative che riguardano tradizioni popolari (come il carnevale, la festa patronale o il Natale) si rischia di fare la parte del guastafeste e di rendersi antipatici.
E’ questo il motivo per cui non siamo intervenuti sulle iniziative dell’improvvisato carnevale estivo, per quanto ci sarebbe stato non poco da dire su come siano stati spesi i finanziamenti pubblici a disposizione del Comune e sulla qualità delle iniziative realizzate, alcune davvero di dubbio gusto.
L’impressione che se ne trae, ma non è la prima volta, è quella di un grande villaggio turistico nel quale gli organizzatori fanno del proprio meglio per animare le serate e allietare gli ospiti, anche se che per la gran parte coincidono con i residenti. Si potrebbe però dire che siamo nell’ambito dell’opinabile, e che anche per questo tipo di manifestazioni le scelte spettano agli amministratori di turno, i quali non possono certo soddisfare i gusti di tutti, specie di quelli che come me non hanno mai fatto ne mai faranno una vacanza in un villaggio turistico né su una nave da crociera.
Resto comunque dell’idea che anche le manifestazioni tradizionali, per mantenere un’identità e una propria ragion d’essere, abbiano bisogno di una continua innovazione e di un forte connubio tra fedeltà e sperimentazione, tra vecchi rituali e nuovi linguaggi, altrimenti, per restare al Carnevale, ma non solo, si finisce per fare delle .. carnevalate.
Nel corso della festa patronale, come consiglieri di opposizione non ci siamo però sottratti dall’intervenire su alcune scelte poco motivate o falsamente motivate, come quella di spostare per motivi di sicurezza le manifestazioni canore da Piazza Duomo a Piazzale Maestri d’ascia, per poi scoprire che quest’ultima non era assolutamente idonea proprio dal punto di vista della sicurezza (tralasciando, per carità di patria, l’assenza di autorizzazioni). E’ così parso evidente a tutti che le motivazioni dello spostamento erano altre e che a prendere le decisioni più che l’amministrazione o il Comitato era un’associazione di commercianti, che pare abbia contribuito non poco a sostenere i costi delle iniziative.
La stessa che in questi giorni, con l’intenzione di non voler aspettare la vigilia dell’Immacolata (come invece vorrebbe la tradizione), ha già allestito le luminarie per il corso e collocato nel fossato del castello un transatlantico in miniatura, si fa per dire, dal nome tragicamente evocativo “TITANIC”. Della serie: “Così è, se vi pare! E se non vi piace … fatevene una ragione! Tanto a pagare sia l’allestimento che l’energia elettrica saremo noi commercianti”. Qualcuno ha già detto a loro favore che solo chi non fa non sbaglia. E visto che è il tempo dell’amministrazione del FARE, è lecito sbagliare. Altri, con leggera enfasi drammatica, hanno parlato di uno schiaffo prepotente a tutte le forme di povertà economica, culturale e relazionale e di un taglio profondo in faccia ad una città che ha un estremo bisogno di bellezza e non di opere o di manifestazioni di cattivo gusto.
Lasciando anche stare il dubbio gusto e la poca attinenza al tema natalizio, io per ora mi domando e dico: ma questa benedetta nave (si fa per dire) non la si poteva mettere altrove, magari su piazzale Diomede, per di più con vista mare?! E’ quello che del resto hanno fatto a Pescara nel 2019, dove la stessa nave (nulla di originale, quindi) è stata allestita in una piazza.
Volendo lasciar stare anche l’Amministrazione comunale, che evidentemente a caval donato non guarda in bocca, mi chiedo però come abbia fatto la Soprintendenza, normalmente restia a qualsiasi intervento a ridosso del castello, a consentire questa assurda collocazione. A meno che, come temo, non sia stata affatto interpellata.
In conclusione, ben vengano le iniziative dei commercianti per venire incontro alle ristrettezze economiche del Comune, ma questo non significa che si possa delegare ad un’associazione scelte che spettano all’Amministrazione, che deve condividere se non approvare le loro iniziative e anche preoccuparsi di capire e di far sapere CHI PAGA. Nulla di diverso da quando sei in un bar con degli amici e mentre stai bevendo il caffè la cassiera o il cassiere ti dice che è stato già pagato. Specie in un territorio come il nostro, i cittadini e soprattutto gli amministratori devono sempre sapere chi e quanto ha pagato, e, se è il caso, pretendere di pagare di tasca propria o rinunciare del tutto al caffè, per non correre rischi. Qualcuno ci rimarrà male e a qualcun altro resterà la voglia di caffè, ma poi capiranno che così facendo si guadagna in dignità e rispetto. Tutto sta a farlo capire bene, con le parole e con l’esempio.
Gaetano Prencipe*
*dal “Diario minimo di un consigliere comunale”.

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